Martedì 9 luglio ore 21.30 – piazza Garibaldi – Livorno – Teatro: MARCO AZZURRINI in “DANTE VA ALLA GUERRA”
collaborazione artistica Angelo Cacelli, scene Antonio Calandrino.
Nell’anno delle celebrazioni dantesche, per i settecento anni dalla morte del sommo poeta, vogliamo invece raccontare la storia di un altro Dante, non l’Alighieri, ma Dante Fiorentini, vissuto a Coltano in provincia di Pisa. Alcuni anni fa, i figli e i nipoti, che ascoltavano spesso i suoi “racconti di guerra”, narrati a veglia nelle sere d’estate e conosciuti ormai da tutto il suo paese, lo convinsero a scrivere un piccolo diario, a mettere nero su bianco la sua narrazione orale.
Nacque così “Soldato semplice Dante”, un piccolo libro, stampato dalle Edizioni il Campano di Pisa e diffuso nelle librerie locali.
Dante partecipò a tutte le varie fasi della Seconda guerra mondiale, prima alla guerra di Grecia, partendo per l’Albania all’inizio del ’40, poi, dopo il risolutivo intervento tedesco, trasferendosi prima in Friuli e poi in Francia, dove furono mandati un manipolo di soldati italiani, per giustificare l’entrata in guerra dell’Italia. Infine, fece parte dell’esercito italiano impegnato nelle fasi finali della cosiddetta “guerra d’Africa”, dove, fatto prigioniero dagli inglesi, fu trasferito in un campo di prigionia in Scozia, nella città di Inverness, vicina al famoso lago di Lochness, quello del mostro.
Qui rimase, insieme ai suoi compagni, possiamo dire quasi dimenticati dalla storia, fino alla primavera del ’46, quando il capo del governo italiano Ferruccio Parri, a guerra ormai stra- finita, li reclamò per contribuire, disse lui, alla “ricostruzione nazionale”.
Nella sua guerra il nostro Dante, non incontrò né un morto, né un ferito, (solo un morto per un incidente balistico, causato dal malfunzionamento di un otturatore), incontrò la fame, a volte la sete e i pidocchi. Ebbe invece ben presenti le contraddizioni umane, l’assurdità di quella guerra, come di tutte le guerre, il legame fraterno coi suoi compagni, una stima che lo accompagnò sempre, aldilà del grado che ebbe. Lo spettacolo nasce dal suddetto libro e da lunghe chiacchierate-interviste con Dante, fatte alcuni anni fa, nella sua casa di Coltano e nel suo orto. Non c’è l’Alighieri, ma non manca però la poesia, perché insieme ad Angelo Cacelli, siamo appunto partiti dalla passione di Dante Fiorentini per il canto del maggio, l’ottava rima, il Guerrin meschino, l’Ariosto ed infine il sommo poeta Dante Alighieri.
Vedete che poi alla fine l’Alighieri c’entra sempre…